Prof A. Caggiati
Il quesito che spesso si pongono molte pazienti che decidono di sottoporsi ad un intervento di mastoplastica additiva riguarda la scelta tra una protesi rotonda od anatomica.
Prima di entrare nel merito specifico dei vantaggi e degli svantaggi di ciascuno di questi due tipi di protesi è opportuna una digressione per chiarire quali siano le loro caratteristiche fondamentali ed in cosa differiscono tra loro.
Le protesi rotonde, utilizzate da quasi mezzo secolo e mai abbandonate, presentano una forma simmetrica con una base di appoggio sul torace rotonda ed un aspetto cupoliforme. Vengono commercializzate in diversi volumi , diametri e con diverse proiezioni (basso, medio ed alto profilo). Non sono protesi preformate e la loro forma, una volta impiantate, risente della forza di gravità cui sono sottoposte e della pressione dei tessuti circostanti.
Le protesi anatomiche, introdotte circa venti anni fa e perfezionate nel corso degli anni, presentano una forma asimmetrica con una base ovalare di diverse possibili larghezze ed altezze ed una forma predefinita con una maggiore proiezione dei poli inferiori rispetto ai poli superiori. Questo aspetto preformato a “goccia” viene reso possibile dall’impiego di un gel di silicone interno alla protesi più coesivo, ovverossia più rigido, che consente alla protesi di mantenere la sua forma originaria risentendo minimamente delle forze di gravità e della pressione dei tessuti circostanti cui viene naturalmente soggetta una volta impiantata.
Si tratta quindi di protesi concettualmente completamente diverse ma tuttavia la loro coesistenza sul mercato da così tanti anni dimostra che nessuno dei due tipi di protesi abbia offerto dei vantaggi estetici rispetto all’altro.
La problematica della scelta tra una protesi rotonda o anatomica va riproposta quindi in modo diverso. Il quesito non deve essere quale sia la protesi migliore in senso assoluto bensì quale sia la protesi più adatta per ciascuna paziente. Le caratteristiche individuali da prendere in considerazione per una corretta scelta di tipo di impianto da utilizzare sono principalmente rappresentate dall’entità dell’aumento desiderato, dalle aspettative estetiche delle pazienti (mammelle di aspetto naturale o con un pronunciato effetto “push up”), dalla qualità della cute (tonicità, presenza di smagliature o meno), dallo spessore del tessuto sottocutaneo e dalle caratteristiche delle mammelle (volume e grado di ptosi preesistente all’intervento).
La attenta valutazione clinica di tutte queste caratteristiche individuali consente di ottimizzare la scelta del tipo di protesi riuscendo a sfruttare al meglio le peculiari caratteristiche di ciascuna di esse. Una visita clinica accurata dovrà essere seguita da uno o più colloqui, eventualmente coadiuvati da simulazioni con protesi di prova, per appurare i reali desideri e le aspettative delle pazienti.
Una volta fatta questa necessaria premessa vediamo quali siano le differenze strutturali tra le protesi anatomiche e le protesi rotonde e come queste differenze si esprimano da un punto di vista estetico e tattile.
Abbiamo già accennato come le caratteristiche tridimensionali delle protesi anatomiche siano rese possibili dall’impiego di un gel di silicone al loro interno più coesivo rispetto a quello necessario al riempimento delle protesi rotonde. Clinicamente questo si traduce in una minore sofficità della mammella rispetto ad una protesi rotonda. Questo svantaggio può però essere trasformato in un vantaggio in pazienti con cute sottile e con pannicolo adiposo scarsamente rappresentato. In questi casi infatti l’impiego di una protesi più coesiva consente di ridurre il rischio di formazione di pieghe cutanee (wrinkling, rippling e waving) sulla superficie della mammella che solitamente si evidenziano in quelle posizioni corporee nelle quali la mammella venga ad trovarsi sospesa dal torace. A parità di volume la incisione cutanea per la introduzione di una protesi anatomica sarà, per la sua maggiore consistenza e minore deformabilità, lievemente più lunga di quella necessaria per la introduzione di una protesi rotonda.
La minore proiezione dei poli superiori di una protesi anatomica si traduce di solito in un aspetto più naturale delle mammelle in posizione eretta. Le protesi rotonde invece offrono la possibilità di ottenere un polo superiore delle mammelle più rotondo ma va sottolineato che tale caratteristica richiede l’impiego di protesi di grandi dimensioni. In caso di mastoplastiche additive di modeste entità, od in pazienti fornite di un pannicolo adiposo mammario ben rappresentato, anche le protesi rotonde offrono risultati naturali assolutamente paragonabili a quelli ottenibili con protesi anatomiche.
Va osservato che la predeterminazione della forma delle protesi anatomiche comporta certamente un vantaggio estetico in posizione eretta delle pazienti tuttavia offre un a minore naturalezza in posizione sdraiata od in decubito laterale delle pazienti. In questi casi infatti una mammella aumentata con una protesi rotonda tenderà a subire maggiormente la azione della forza di gravità comportandosi in modo più naturale nelle varie posizioni corporee mentre una mammella aumentata con una protesi anatomica tenderà ad avere una certa fissità di forma delle diverse posizioni delle pazienti.
Le complicanze legate all’impiego di protesi rotonde od anatomiche sono simili ma va segnalata la rara rotazione spontanea sul proprio asse degli impianti anatomici che può risultare in asimmetrie correggibili spontaneamente, con manovre particolari o chirurgicamente con un altro intervento chirurgico. Per la simmetria della loro forma le protesi rotonde non sono soggette a questo tipo di complicanza.
Prof A. Caggiati